domenica 13 giugno 2010

L'eterno mito dell'amicizia tra un ragazzo e un animale,con un guizzo di comicità in più!


locandina Dragon Trainer


Hiccup è un giovane vichingo che, come spiega lui stesso, vive in un villaggio sperduto nel nulla, in una landa fredda, inospitale, con poco da mangiare e soprattutto infestata dai draghi. Perchè la comunità non si sposti è insieme la premessa del racconto e il tratto più saliente della dialettica che lo anima: i vichinghi sono cocciuti e invece che spostarsi preferiscono combattere, non a caso sono tutti grandi e grossi. Tutti tranne Hiccup.
Figlio del capo del villaggio Hiccup è secco e inadatto al combattimento, ha una spiccata passione per la costruzione di macchinari (con cui tenta di uccidere draghi) e una conseguente inclinazione per la creazione di problemi, questo fino a che, all'insaputa di tutti, non riesce a catturare il drago più temuto e sconosciuto solo per scoprire che il diavolo non è cattivo come lo si dipinge.
Sebbene gli incassi al botteghino sembrino suggerire il contrario, alla Dreamworks non sempre centrano il bersaglio, soprattutto considerando che vivono un'impossibile concorrenza con i più grandi animatori statunitensi dalla nascita di Walt Disney, cioè la Pixar. Nei casi migliori lo studio diretto con pugno di ferro e grande abilità da Jeffrey Katzenberg è riuscito a coniugare un umorismo contagioso ad una messa in scena innocua e scorrevole, con addirittura punte di ardore stilistico nelle composizioni cromatiche di Kung fu panda (forse il titolo più riuscito). A fronte di questo si possono però citare moltissimi titoli totalmente sbagliati, privi sia di una storia originale che di personaggi affascinanti che infine di una vena comica che diverta sopra i 13 anni.


scena tratta dal film

In questo insieme eterogeneo Dragon Trainer si pone leggermente sopra la media.
La storia per famiglie di come un ragazzo e un animale sviluppino un rapporto profondo (il drago mostra movenze, caratteristiche e atteggiamenti sia da cane che da gatto) riuscendo nel doppio intento di sfatare un mito (i draghi sono cattivi) e riabilitare il protagonista (che da outsider diventa il più popolare del suo villaggio), è trattata con molta leggerezza e nessuna pretesa. Che la trama sia un canovaccio finalmente sembrano saperlo anche gli sceneggiatori. Quello che invece è presente è una concentrazione maggiore nel ritmo e nelle gag le quali, nell'universo commerciale del cinema Dreamworks, sono tutto. Non tanto emozionare o narrare storie rivoluzionarie quanto avvincere e divertire. E Dragon Trainer lo fa bene, sempre considerando un target principalmente "familiare" ovvero composto da ragazzi al di sotto della maggiore età e di adulti che accettano di vedere un film simile solo come occasione "per stare tutti insieme".



scena tratta dal film

L'interesse maggiore di questo genere di cinema però è tutto in come, nel tentativo di rispecchiare i mutamenti nelle dinamiche sociali, essi influenzino la percezione comune che abbiamo dei ruoli nella nostra società. Come dimostra Dragon Trainer nei decenni la figura dello sfigato è sempre meno tale, dal nerd si passa al geek, e la bella ragazza è sempre più maschile nel suo atteggiamento di potere, è essa stessa a rimettere a posto i bulli invece di subirne il corteggiamento come capitava una volta. La storia sempre uguale di un ragazzo che con la sua purezza scopre la bontà di figure temute dagli adulti nel suo adattarsi ai tempi svela come percepiamo la nostra società.






Fonte: Mymovies.it
Fonte delle immagini: filmisnow.it, zapster.it, alcinema.it

giovedì 10 giugno 2010

The Hole 3D


Locandina The Hole 3D



I due fratelli Dane e Lucas Thompson si trasferiscono con la madre da New York in una villetta a schiera di Bensonville, una piccola città del nord-est americano. Lucas è un ragazzino curioso e vitale, mentre Dane è il tipico adolescente inquieto, oppresso dai continui traslochi cui la madre lo sottopone. Assieme alla bella vicina di casa, Julie, Dane e Lucas scoprono nello scantinato di casa una grande botola serrata con numerosi lucchetti. Una volta scoperchiato il passaggio, quello che pare un semplice buco nel pavimento si rivela essere un portale per una dimensione da cui prendono corpo le più remote paure dei ragazzi.
Da sincero estimatore del cinema horror degli anni '50 e di quelle folli trovate promozionali proto-interattive e artigianalmente commerciali, Joe Dante presto o tardi si sarebbe dovuto confrontare con la tecnologia 3D. Lo ha fatto nel 2003 con un cortometraggio realizzato per un parco divertimenti e scritto da R.L. Stine, il creatore della serie Piccoli brividi . The Hole sembra provenire da lì, da uno di quei racconti del terrore per ragazzi, lavorando sull'idea di una dimensione parallela e oscura dalla quale si formano quelle paure legate all'infanzia che bisogna imparare a combattere. È quindi un piccolo romanzo di formazione, dilettevole ed edificante, che trova nell'intervallo fra pre-adolescenza e tarda pubertà, cioè fra la perdita dell'innocenza e l'acquisizione di cinismo, tanto l'età dei suoi protagonisti quanto quella del suo target di riferimento.
Nel concentrarsi più esplicitamente sull'adolescenza e sulle potenzialità di coinvolgimento emotivo del 3D (funzionale al racconto soprattutto nell'esplorazione del mondo delle paure, una sorta di scenografia espressionista che altera e al tempo stesso esalta il senso delle proporzioni), Dante sembra mettere da parte l'elemento politico dei suoi film precedenti.
Fra le tre dimensioni previste non c'è spazio per la satira o per quel sottotesto di controcultra che era riuscito a strisciare anche sotto alcuni film più commerciali come Small Soldiers . Con The Hole, Joe Dante si conferma un ibrido un po' pazzoide fra Walt Disney e William Castle. Fra l'immaginario di un uomo interessato a esplorare anche il lato oscuro dell'infanzia e quello di un folle che legge ancora il cinema come un'esperienza comunitaria legata al coinvolgimento dello spettatore.



Fonte dell'immagine: movieplayer.it

sabato 5 giugno 2010

Cameron,regista di Avatar ai produttori tv: Adottate il 3D


James Cameron



SEOUL (Reuters) - Il regista James Cameron, il cui successo con "Avatar" ha scatenato una frenesia nei confronti del 3D nell'industria cinematografica, ha detto ai produttori tv di mettere da parte le preoccupazioni sui costi più alti dei film e adottare questa tecnologia.
I produttori sperano che il tridimensionale dia una forte spinta al settore com'era successo con il passaggio dalle tv in bianco e nero a quelle a colori, ma la crescita è stata frenata dai costi più alti per chi realizza contenuti, che hanno portato alla fine di questi programmi.
I consumatori che hanno appena pagato un costo superiore per i televisori a schermo piatto potrebbero non essere pronti per un altro aumento per avere tv a tre dimensioni, nel momento in cui c'è poco da vedere in questo formato che richiede di indossare occhiali speciali.
"(Le grandi società del settore dell'intrattenimento) non possono aver paura di girare in 3D perché decine di migliaia di persone in tutto il mondo stanno girando tutti i giorni in 3D", ha detto Cameron.
"Stiamo per avere tv 3D tutto attorno a noi ... e stiamo per aver bisogno di migliaia di ore di sport, commedie e musica e intrattenimento", ha detto il regista ad un forum sulla tecnologia a Seoul.
"Avatar", film che ha incassato di più nella storia del cinema, ha guadagnato più di 2 miliardi di dollari ed è considerato anche uno dei più costosi nella produzione, con un budget di almeno 300 milioni di dollari dovuto in gran parte alle riprese in 3D.
Cameron ha detto che sarà redditizio nel lungo periodo per i produttori tv imparare come girare in 3D invece che tentare di convertire gli attuali formati bidimensionali.
"Non varrà il tempo ed il costo di convertire. Presto dovranno essere riprese dal vivo. Stiamo per imparare come girare dal vivo. E i costi delle produzioni in 3D crolleranno", ha detto ancora Cameron.


Fonte dell'immagine: movieplayer.it

giovedì 3 giugno 2010

I Robinson,Una Famiglia Spaziale(2007)


Locandina Dei Robinson



In una notte buia e tempestosa, una donna incappucciata abbandona un fagotto davanti alla porta di un orfanotrofio e sparisce nella pioggia. Dodici anni dopo, il piccolo Lewis aspetta ancora che qualche coppia di buon cuore si decida ad adottarlo, ma ormai di possibili genitori ne ha visti tanti e tutti sono scappati a gambe levate di fronte al suo talento d'inventore, geniale e pasticcione. Quando sta per perdere le speranze, dopo che anche il suo ultimo prototipo –lo scanner mnemonico- pare averlo tradito, Lewis fa la conoscenza di Wilbur Robinson, un coetaneo apparso dal nulla, e vola con lui nel futuro a scoprire che tutto è ancora possibile: basta solo inventarlo!



immagine tratta dal film


Tratto dal libro per bambini "A Day with Wilbur Robinson" di William Joyce e diretto da Steve Anderson, I Robinson, il nuovo film d'animazione della Disney (questa volta priva dell'aiuto degli "incredibili" creativi della Pixar), recupera lo spirito pionieristico del fondatore e riflette sull'errore in cui incappa chi si guarda alle spalle pieno di nostalgia invece di dirigere il proprio sguardo all'avvenire, con speranza e curiosità. "Sempre avanti", pare dicesse zio Walt, e il suo motto finisce ora in bocca a Cornelius Robinson, capofamifiglia della casata più eccentrica e affettuosa in cui Lewis potesse imbattersi.
C'è Franny, la madre di Wilbur, che coordina un'orchestra di rane canterine, nonno Bud, che ama indossare i vestiti (o la testa?) alla rovescia, zio Art, che consegna pizze a domicilio in tutta la galassia, zio Fritz, che ha sposato la sua bisbetica marionetta Petunia, e poi ci sono Ottomano, la piovra maggiordomo, Carl, robot raffinato e rubacuori (di lavastoviglie e teiere) e Spike e Dimitri, gli zii che vivono nei grandi vasi di ceramica all'ingresso di casa e fungono da allarme.



immagine tratta dal film


Tutti coloratissimi e chiassosi, sostenitori dell'importanza di festeggiare ogni fallimento (senza il quale il successo non arriverebbe mai), i Robinson adottano Lewis per un giorno e si alleano con lui per annientare il cattivo di turno, l'Uomo con la Bombetta.
Su questa fiaba tenera e intelligente, che contempla una strizzatina d'occhio al Ritorno al futuro di Zemeckis, s'innesta la sfida della computer grafica, alle prese con una specie su cui non aveva mai lavorato fino a ora in modo tanto mirato e massiccio: gli esseri umani.
Non ci si aspettino malizie cinefile o dialogiche: qui tutto è a portata di bambino e si ribadisce il concetto per cui bisogna saper aspettare e vivere appieno l'infanzia prima di trasferirsi nel pazzo (ma non sempre terribile) mondo degli adulti.
La vera sorpresa è il personaggio di Grufolo, a dir poco indimenticabile. L'unica raccomandazione: astenersi dietrologi e passatisti.





Fonte: Mymovies.it
Fonte delle immagini: guidatv.sky.it, tvoggi.info.it, tvguida.com

mercoledì 2 giugno 2010

Jonas Brothers 3D Concert Experience(2009)


Locandina Jonas Brothers' Concert



Il Burning Up Tour è la serie di concerti che nell'estate del 2008 ha visto i Jonas Brothers calcare i palchi del Nord America per promuovere l'album "A Little Bit Longer and Camp Rock Soundtrack". In occasione delle due date ad Anaheim, in California, una troupe di operatori guidata dal regista Bruce Hendricks ha immortalato i tre fratelli mentre eseguivano dal vivo le loro canzoni davanti a una platea di fan adoranti. Con qualche accorgimento tecnico il film concerto si è tramutato nel The 3D Concert Experience.
Qualcuno lo ha erroneamente definito rockumentary; in verità l'opera musicale diretta da Bruce Hendricks (già dietro la macchina da presa del Hannah Montana/Miley Cyrus: Best of Both Worlds Concert Tour) è un live ossidato – in quanto privato dell'esperienza dal vivo – introdotto da una finta scena di vita da star e intramezzato da qualche breve stacco di backstage. Sì, durante il concerto si odono gridare le ragazzine e si vedono muoversi i loro corpi al ritmo della musica, e sì, i tre – supportati da una band completa di sessione d'archi – ci sanno fare, ma non bastano due o tre effetti tridimensionali perché lo spettatore si senta partecipe.



immagine tratta dal concerto


A stupire, tuttavia, non sono tanto gli occhiali da sole che prendono il volo verso il pubblico in sala, quanto la capacità dei Jonas Brothers di affrontare la platea, il loro essere così giovani e allo stesso tempo focalizzati sull'obiettivo da veri musicisti navigati.
Kevin, Joe e Nick sembrano non aver fatto altro nella vita che suonare, saltare, ammiccare alle fan e cantare quei brani che li hanno resi celebri almeno quanto la loro acerba bellezza. Tutto nell'esibizione del terzetto è studiato a tavolino. Niente è lasciato al caso, neanche quando il più piccolo dei tre, nonché principale autore dei brani, lascia i tasti del piano e, in piedi di fronte alle sue fan si prende l'applauso commosso per aver detto “chiunque si è sentito solo almeno una volta nella vita, questa canzone è per tutti quelli che si sono sentiti così”, per poi tornarsene al piano e chiudere il pezzo in un tempismo perfetto.



immagine dei Jonas Brothers


Bastano due o tre mosse di Nick (sedici anni, polistrumentista e una laurea in sguardo ammaliante) per convincerci che, se mai le strade dei fratelli Jonas si dovessero dividere, sarebbe lui a uscire dal gruppo per intraprendere una promettente carriera solistica. La certezza però è che un terzetto del genere non avrebbe avuto tanta fortuna se fosse venuto alla luce in un luogo diverso dall'America, terra dei sogni realizzabili ma soprattutto dell'entertainment. Nessun altro paese avrebbe potuto dare i natali a una band che, a dispetto dell'età, ha saputo mettere in piedi un impero al punto da permettersi di produrre The 3D Concert Experience con la società di famiglia, la Jonas Film production. Metteteci anche che i tre fratelli sono un esempio per gli adolescenti di tutto il mondo, avendo fatto voto di castità da bravi cristiani praticanti (sempre che tra qualche anno non finiscano come Britney Spears), e ne otterrete un quadretto perfetto, in linea con i requisiti della Walt Disney che li ha lanciati.



immagine tratta dal concerto


Quanto al film concerto, se la presenza di Demi Lovato e Taylor Swift passa quasi inosservata, e tra i brevi backstage ne spicca uno in cui i tre vengono paragonati ai Beatles da una commentatrice televisiva (e seguono scene in cui le fan dei Jonas Brothers sono in lacrime proprio come ai tempi lo erano le fan dei Fab Four), il live in sé non mancherà di stupire le fanatiche con (tutto sommato pochi) effetti speciali.






Fonte: Mymovies.it
Fonte delle immagini: musicalblog.it, sorrisi.com, movieplayer.it, movieplayer.it

lunedì 31 maggio 2010

Bolt,un eroe a quattro zampe (2008)


Locandina Bolt


Bolt è il cane-attore perfetto, per lui non esiste differenza tra set e vita, tra realtà e finzione, Bolt è davvero convinto di essere un supercane frutto di un esperimento scientifico come il personaggio che interpreta.La sua missione nella serie tv, e quindi nella vita, è molto simile a quella di qualsiasi cane: difendere il padrone, che nel caso specifico è una bambina.
Dopo averlo fatto in molteplici ciak però il caso porterà Bolt fuori dalla campana di vetro dei grandi studios, nel mondo reale dove i suoi cinematografici superpoteri non funzionano, alla disperata ricerca della padrona.
Sballottato dall'altra parte degli Stati Uniti dovrà compiere un prodigioso (nonché istruttivo) ritorno a casa come già un'altra star canina del cinema fece decenni prima.
Dopo Chicken Little la Disney torna a fare un cartone in computer grafica seguendo il percorso (tecnico) segnato da Pixar e Dreamworks ma mantenendosi sui binari (di contenuto) che storicamente gli appartengono.



scena tratta dal film



Così Bolt è un film della Disney nel senso più classico, un cartone in CG che rinnega tutta l'innovatività portata nell'animazione e rifiuta un contenuto che sia in grado di soddisfare anche un pubblico più adulto grazie a più livelli di lettura come quello della Pixar o grazie ad un umorismo irriverente e demenziale come quello della Dreamworks.
La differenza si sente in un film che semplifica tutto, specialmente i personaggi. Come recitano le regole d'oro della Disney gli animali antropomorfizzati hanno un carattere che deriva dall'impressione che abbiamo dell'atteggiamento della loro specie o razza e non una personalità propria, sono davvero stereotipi e mai personaggi veri. Se si trattasse di esseri umani si griderebbe al razzismo.


scena tratta dal film


Quello di Bolt quindi è davvero il buon vecchio mondo Disney, quello davanti al quale i bambini ridono solleticati nella maniera più immediata e gli adulti che li accompagnano sorridono lieti dei simpatici e rassicuranti contenuti acquietati che i loro pargoli ricevono.
C'è una canzone (cantata in italiano nell'edizione italiana) c'è una parabola morale molto semplice e usurata e dinamiche affettive che più basilari ed empatiche non si può (l'amore tra padrone e cane). Ci si chiede tuttavia quanto il piccolo mondo antico Disney, che ha saputo squassare il cinema fino agli anni '70 e che si è stancamente ripetuto con risultati altalenanti di lì in poi, possa oggi soddisfare i “nativi-Pixar”, cioè quei bambini cresciuti con prodotti animati che li hanno trattati e continuano a trattarli con più rispetto.





Fonte: Mymovies.it
Fonte delle immagini: static.blogo.it, stardustmovies.com, voiceovertimes.com

Hannah Montana/Miley Cyrus concerto in 3D(2008)


Locandina Hannah Montana



Avvertenza per i maggiori di 16 anni: Hannah Montana è la giovane protagonista (16 anni all'inizio dell'avventura) della serie televisiva omonima in cui Miley Stewart, una ragazzina qualsiasi, di notte diventa la pop star Hannah Montana.
L'interprete di Miley ha il suo stesso nome ma negli States è nota come figlia di Billy Ray Cyrus noto musicista country. Quindi tanto anonima non è. Fatto sta che il successo della serie e del cd di lì a poco pubblicato ha spinto la Disney a organizzare un tour di 69 concerti che ha registrato degli impressionanti 'tutto esaurito'. Nella tappa di Salt Lake City si è registrato il concerto in 3D che ora gira non solo gli States ma il mondo.
Strategia vincente (come accade spesso) quella della Disney. È infatti riuscita ad attrarre un pubblico decisamente diversificato e a tentare, con qualità, l'ennesimo rilancio della tecnologia tridimensionale. Prendiamo le mosse da questo aspetto. Di registrazioni di concerti di star più o meno famose ce ne sono migliaia e anche complessi di vaglia come gli U2 hanno tentato la strada della tridimensionalità. Qui però l'appeal è diverso perché ci si rivolge a spettatori tanto avvertiti sul piano della tecnologia quanto però pronti a farsi affascinare dal nuovo.
Ecco allora che le macchine da presa esplorano tutte le possibili angolazioni del palco e ci regalano effetti sempre efficaci come il lancio del plettro verso l'obiettivo (e oltre… si sarebbe detto in Toy Story dove però si parlava di infinito) o la bacchetta del batterista che, in inquadratura a piombo, vola verso il pubblico per poi ricadere nelle mani di chi l'ha lanciata. Pazienza poi se tutte le riprese in backstage sono bidimensionali. Sembra che quasi nessuno ci faccia caso.



immagine Hannah Montana


Dicevamo del pubblico diversificato perché in sala, come nel concerto reale, ci si divide tra le ('gli' sono pochissimi) piccole che arrivano sì e no agli undici anni e le adolescenti. Le prime adorano questa ragazzina dalla doppia identità tanto castana quanto pronta, con parrucca, a diventare una sfolgorante Barbie cantante e saltellante su e giù per il palco. Le seconde invece la detestano (anche se ne seguono le vicende) ma quando compaiono i fratelli Jonas (ragazzini dell'età giusta per loro) gridolini e applausi si sprecano (non solo a Salt Lake City ma anche in sala da noi).
Ecco allora che l'operazione finisce con il funzionare su più versanti. Poco importa se i testi delle canzoni e quanto si dice sul palco restano in inglese non sottotitolato. Quel che conta sono i boccoli e le mossette di Hannah e i riccioli di uno (o di tutti e tre) i fratelli cantanti. 2 stelle e mezza come se fossimo una ragazzina e avessimo le età di cui sopra.





Fonte: Mymovies.it
Fonte delle immagini: giffoniiff.it, fanpop.com